Libano, aereo etiopico precipita in mare, no superstiti
Un aereo dell’Ethiopian Airlines con 90 persone a bordo è precipitato nel mar Mediterraneo poco dopo essere decollato dall’aeroporto internazionale di Beirut nelle prime ore di oggi, e al momento non si ha notizia di eventuali superstiti.
“Sono in contatto con le autorità libanesi, che non hanno ancora confermato alcun superstite”, ha detto l’amministratore delegato della Ethiopian Airlines Girma Wake durante una conferenza stampa ad Addis Abeba.
I soccorritori hanno ritrovato finora 14 corpi sul luogo del disastro, localizzato a tre chilometri e mezzo al largo del villaggio costiero di Na’ameh, a circa 10 chilometri da Beirut, ha detto il ministro dei Trasporti libanese.
Alle ricerche stanno partecipando, oltre a imbarcazioni ed elicotteri dell’esercito libanese, anche tre navi ed elicotteri della forza internazionale di pace Onu in Libano, ha detto un portavoce del contingente, più un elicottero della polizia cipriota e uno dell’esercito britannico di stanza a Cipro.
Sul volo c’erano 83 passeggeri e sette membri dell’equipaggio.
Tra i passeggeri c’erano 54 libanesi, 22 etiopi, due britannici e c’erano anche cittadini canadesi, russi, iracheni, siriani e francesi.
Anche Marla Pietton, moglie dell’ambasciatore francese in Libano, si trovava sul velivolo, come confermato dall’ambasciata francese.
Il Boeing 737-800, diretto ad Addis Abeba, è scomparso dai radar circa cinque minuti dopo essere decollato all’1:37 del mattino, sotto una pioggia battente. Il presidente libanese Michel Suleiman ha detto di non credere all’ipotesi del sabotaggio.
“Per il momento l’ipotesi del sabotaggio è improbabile. Comunque le indagini sveleranno la causa dell’incidente”, ha detto Suleiman in conferenza stampa.
A chi gli chiedeva se c’è il sospetto che si sia trattato in qualche modo di un atto terroristico, l’amministratore delegato Wake ha risposto di non avere informazioni di sorta in proposito.
La Ethiopian Airlines ha voli regolari verso il Libano, sia per clienti business che per i numerosi etiopi che lavorano in gran parte come domestici e collaboratori familiari.
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