Orvieto..cosa vedere
Cosa vedere a Orvieto:
Il Duomo , meraviglioso esempio di architettura romanico-gotica, ricchissimo di opere d’arte, custodisce tra l’altro il Sacro Corporale, che nel 1263 si macchiò di sangue allorché un prete boemo, celebrando la Messa senza fede, spezzò l’ostia consacrata. Iniziato nel 1290, fu poi continuato da Lorenzo Maitani (dal 1318 al 1330), al quale si deve in particolare la mirabile facciata, con i suoi eccezionali bassorilievi. L’interno è ornato di importanti opere, tra le quali i celebri affreschi di Luca Signorelli e il Reliquario del Corporale, il celebre capolavoro d’oreficeria eseguito nel 1337-1338 dal senese Ugolino di Vieri.
La Torre di Maurizio situata allo sbocco del Corso Cavour sulla piazza del Duomo, ed è il primo automa realizzato per scandire i tempi del lavoro degli operai che costruivano la Cattedrale.
Venne realizzato a metà del XIV sec, strumento modernissimo voluto dall’Opera del Duomo: si tratta di un orologio meccanico, il primo documentato in Europa. Posto sulla torre che delimita l’area del cantiere, esso trasforma il tempo medioevale in tempo moderno, ovvero economico, legato alla produzione e al guadagno.
Il numero crescente di manodopera impiegata nell’edificazione del Duomo determina, infatti, l’esigenza di una scansione temporale più precisa per fissare in modo più rigido l’orario di lavoro e controllare così la puntualità dei lavoranti.
Nel 1347 l’Opera commissiona al maestro orologiaio Francesco di maestro Orvietano il meccanismo dell’orologio, realizzato da tre fabbri e otto lavoranti generici. L’anno successivo viene aggiunto un automa di bronzo per battere le ore, il quale raffigura un Dottiere nell’abito tipico degli inservienti della Fabbrica, con lo stemma sul petto.
Compito dell’officiale della dòtta (termine che indica piccoli intervalli di tempo), che fa la sua comparsa proprio in questi stessi anni, è quello di registrare non solo le presenze e le assenze dei lavoranti, ma anche i loro ritardi, che comportano delle detrazioni dal salario.
A maggiore specificazione del ruolo svolto da questo personaggio nell’ambito del cantiere, un motto fuso sulla cinta dell’automa, recita: “Da te a me campana furo i pati, tu per gridar e io per fare i fati”, a cui la campana risponde: “Se vuoi ch’attenga i pati dammi piano, se no io cassirò e darà invano”, chiara allusione questa alla richiesta, da parte degli operai, di un lavoro meno duro.
Solo per un adattamento fonetico del termine originario ariologium de muricçio, ovvero del cantiere, l’automa è chiamato dagli orvietani “Maurizio”.
Accanto al Duomo Palazzo Soliano, che fu la residenza del Papa e’ oggi un museo di arte medievale. Al piano della piazza c’e’ il museo dello scultore contemporaneo Emilio Greco che e’ anche l’autore delle nuove porte del Duomo (1968).
Orvieto Underground..Orvieto ha svelato un altro degli aspetti che la rendono unica ed eccezionale: un dedalo di oltre mille grotte è nascosto nell’oscurità silenziosa della rupe.
L’Orvieto Undreground non è altro che una piacevole visita guidata che si snoda lungo un agevolissimo percorso, e che consente di conoscere i sotterranei di Orvieto, realizzati dagli antichi abitanti in circa 2500 anni di ininterrotti scavi.
Questo sotterraneo labirinto, rimasto immutato nel tempo, è un prezioso serbatoio di informazioni storiche ed archeologiche, studiato solo recentemente in modo organico e scientifico.Sarà da ammirare uno spaccato della rupe che ci mostra le più importanti fasi geologiche della sua nascita, cisterne con struttura a telaio o in coccio, pozzi e cunicoli scavati dagli etruschi, gallerie e butti medioevali.
Un gruppo di speleologi orvietani dalla fine degli anni ’70 in poi ha condotto l’esplorazione del sottosuolo della città, iniziando in maniera amatoriale il censimento che ha portato alla riscoperta di più di 1200 cavità artificiali.
La visita ad “Orvieto Underground” è lo strumento più appropriato per entrare in contatto con questo nuovo, particolarissimo aspetto culturale di una città estremamente ricca di storia e di “gioielli” artistici: echi misteriosi ed affascinanti raccontano dell’etrusca Velzna, mentre dall’umida ombra traspaiono i fantasmi della città medievale e rinascimentale. La Rupe, colonizzata già a partire dal IX secolo a.C., vide poi prosperare un’importante città etrusca, l’antica Velzna. A questo periodo risalgono i primi ipogei scavati dall’uomo alla ricerca dell’acqua, bene insostituibile in una città che, inespugnabile per l insuperabili pareti di roccia che la difendevano, doveva essere in grado di resistere agli assedi. Purtroppo sull’alto pianoro della Rupe vietana l’acqua è totalmente assente. Da questa carenza nacque l’esigenza di scavare pozzi. Molto profondi, sono tutti a sezione rettangolare e non misurano più di 80 per 120 centimetri. Ma il ritrovamento forse più affascinante è stato quello fatto in una cavità vicina a Piazza Duomo. Lì venne alla luce un intero frantoio medievale per le olive, completo di macine, pressa, focolare, mangiatoie per gli animali addetti alle macine, condutture per l’acqua e cisterne. Un grande impianto installato in una grotta che, per il particolare aspetto impostole all’atto dello scavo, richiama subito alla mente le simmetriche geometrie di tanti ipogei di epoca etrusca, suggerendo affascinanti ipotesi sia sul periodo di realizzazione che sulla primitiva destinazione d’uso.
Nei cunicoli, nelle scale, nelle ampie sale sovrapposte, nei passaggi inattesi si può leggere la secolare avventura della nascita di questa “città sotterranea”.
La visita guidata ad “Orvieto Underground” si effettua con partenza dall’ufficio Informazioni Turistiche, Piazza Duomo n. 24.
– dal 1°marzo al 31 gennaio – tutti i giorni alle ore 11,00; 12,15; 16,00; 17,15 (nei periodi di maggiore affluenza turistica, ogni 15 minuti)
– nel mese di febbraio – agli stessi orari, solo nei giorni di sabato e domenica
– chiuso il 25 dicembre
In tutti i giorni sopra indicati, le visite si effettuano in italiano ed in inglese.
Biglietti:
– Intero €.5,50
– Ridotto per comitive di oltre 20 persone o possessori biglietti del pozzo della Cava €.4,50
– Ridotto per studenti, militari e ultra 65enni €.3,50
– Gratis per bambini fino a 5 anni
Il Pozzo di San Patrizio…Nel 1527, all’indomani del sacco di Roma, il Papa Clemente VII si rifugiò ad Orvieto.
Il Pozzo di San Patrizio fu costruito nel 1527, per volontà del Pontefice, da Antonio da Sangallo il Giovane, per approvvigionare d’acqua la rocca dell’Albornoz e la città di Orvieto, in caso di assedio o conflitto. I lavori proseguirono sotto la direzione di Giovan Battista da Cortona e terminarono nel 1537, sotto il pontificato di Paolo III (Alessandro Farnese), che ordinò di coronare il cilindro esterno del pozzo con i gigli farnesiani a testimonianza della sua presenza in Orvieto.
Il pozzo è profondo circa 62 metri e al suo interno sono state realizzate due scalinate a doppia elica sovrapposte. Vi si accede attraverso questa famosa scalinata a chiocciola: la doppia elica, di cui ogni scala conta 248 scalini per raggiungere il fondo, dove è collocato un ponte di legno sopra il livello dell’acqua, è illuminata da 72 finestroni. Questo sistema a doppia elica, pur raggiungendo le sorgenti a oltre 50 metri di profondità, permetteva alle persone e ai muli che la percorrevano di non incontrarsi lungo il tragitto. Il nome del Pozzo non ha alcuna attinenza con personaggi del luogo, ma fa riferimento all’abisso irlandese dove era solito pregare San Patrizio.
Orari visite:
Aprile – Settembre 10:00 – 18:45
Ottobre – Marzo 10:00 – 17:45
Prezzi:
Intero Pozzo San Patrizio € 4,50
Ridotto Pozzo San Patrizio € 3,50(residenti, disabili; 7- 18 anni; studenti universitari fino a 25 anni; oltre 60 anni; gruppi superiori a 15 persone; soci TCI; possessori del biglietto del Pozzo della Cava)
Cumulativo intero Pozzo San Patrizio e Museo Emilio Greco € 5.50
Cumulativo ridotto Pozzo San Patrizio e Museo Emilio Greco € 4.00(residenti, disabili; 7- 18 anni; studenti universitari fino a 25 anni; oltre 60 anni; gruppi superiori a 15 persone; soci TCI; possessori del biglietto del Pozzo della Cava)
Il Palazzo del Capitano del Popolo (1160), che era il centro del potere nel medioevo e’ stato adesso trasformato in un centro per i congressi
Le Tombe Etrusche ai piedi della rupe. e il Museo Etrusco di fronte alla cattedrale.
Di recente istituzione è la visita alla Orvieto ipogea. La particolare natura del masso su cui sorge la cittadina ha consentito agli abitanti di scavare, nel corso di tremila anni, un incredibile numero di cavità che si stendono, si accavallano, si intersecano al di sotto del moderno tessuto urbano. Un succedersi di cunicoli, scale, passaggi inattesi, stanze sovrapposte permette così di leggere la secolare storia della “Orvieto Underground”. Le visite sono esclusivamente guidate.
La festa più solenne è quella del Corpus Domini, che ebbe origine proprio dal miracolo del Sacro Corporale. Oltre alle funzioni religiose e all’esposizione della reliquia (che avviene anche il giorno di Pasqua) c’è un corteo storico rievocativo con 400 figuranti.
La Festa della palombella, per Pentecoste. Consiste nel far «volare» una colomba, legata a una raggera scoppiettante di mortaretti su un cavo d’acciaio, dalla chiesa di San Francesco al Duomo. La colomba viene donata alla prima coppia di sposi di quel giorno. La festa risale al 1300.
Prodotti tipici: Prima di tutto il vino: Orvieto abboccato, secco e classico; poi le salsicce, i mazzafegati, salami, prosciutti magri anche di cinghiale, formaggi. Dolci: i ciambelloni con l’anice, e molti altri di tipo casareccio.
Oggetti: ceramiche di stile tradizionale e moderno; i «cocchi», cioè terrecotte che riprendono le terraglie dei contadini e sono particolarmente adatte per la cucina campagnola e rustica; merletti «Filo d’Irlanda», ferri battuti, legni intagliati, gioielli.
Da visitare nei pressi di Orvieto, poco fuori città: la Necropoli etrusca del Crocifisso del Tufo, con tombe a camera dal VI al III secolo avanti Cristo; l’Abbazia dei santi Severo e Martirio, ricostruita nel secolo XII dai Benedettini, con severi ambienti, un bel campanile romanico dodecagonale e un magnifico paesaggio.
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